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La Turchia via dalla Convenzione di Istanbul

 
La Turchia via dalla Convenzione di Istanbul

Ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul: la mobilitazione arriva anche in Consiglio Comunale a Castel Maggiore

Approvato un Ordine del Giorno presentato da PD e lista civica Bene in Comune. Esposto uno striscione sulla facciata del Comune.

 

La protesta per il ritiro della Turchia dalla Convenzione internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica contro le donne, siglata proprio a Istanbul nel 2011, ma anche la mancata ratifica da parte dell’Ungheria e l’annuncio di ritiro della Polonia: queste le motivazioni di un ampio e articolato Ordine del Giorno, illustrato da Barbara Magli, che ha ringraziato per la collaborazione alla stesura l’associazione Rose Rosse, e approvato dal Consiglio Comunale nella seduta del 28 aprile.

Il testo sottolinea che la Convenzione (ratificata dal parlamento italiano nel 2013) è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza e rappresenta uno strumento per combattere e punire le forme di violenza nei confronti delle donne, sostenere misure volte alla prevenzione, alla tutela, all’educazione alla messa a punto di politiche sociali integrate rivolte alla protezione non solo delle donne, ma anche dei bambini e degli anziani. Inoltre, la Convenzione prevede che siano messe a punto misure legislative tempestive ed appropriate e l’introduzione di alcuni reati (che riguardano violenza fisica e psicologica, sessuale, stupro, mutilazioni genitali, aborto forzato, molestie sessuali, stalking) perseguibili penalmente. Ratificando la Convenzione, gli Stati sono giuridicamente vincolati dalle sue disposizioni, una volta entrata in vigore, poiché la Convenzione di Istanbul ha una rilevanza giuridica immediata.

Il Consiglio Comunale di Castel Maggiore nello stigmatizzare la decisione della Turchia di ritirare l’adesione alla Convenzione – un ulteriore e drammatico passo verso l’azzeramento delle conquiste di civiltà in tema di diritti umani, in particolare delle donne, a discapito del loro ruolo nella società e della efficace protezione contro ogni forma di violenza - si schiera quindi a fianco delle donne turche che con coraggio e determinazione sono impegnate in molte manifestazioni pacifiche, represse dalla polizia, contro questa decisione che si rivela come una palese negazione dei loro più fondamentali diritti.

Si invitano i governi e i parlamenti dei paesi coinvolti nel ritiro dalla Convenzione a rivedere le decisioni assunte e le istituzioni europee a verificare se non si sia nell’ambito di una violazione dei diritti fondamentali previsti dall’articolo 2, tra cui quelli di Uguaglianza e di pieno rispetto dei Diritti Umani e si chiede alle istituzioni europee se scelte istituzionali esplicitamente contro le donne, come recedere dalla Convenzione di Istanbul, siano compatibili col permanere nelle istituzioni europee di quei paesi che le compiono.

Il parlamento italiano ha ratificato la Convenzione nel 2013.

 

La sindaca Belinda Gottardi ha sottolineato che “i numeri della violenza contro le donne sono davanti a noi, li conosciamo, la Convenzione è uno strumento che costituisce quanto meno un punto di riferimento normativo: l’ordine del giorno fotografa purtroppo una situazione che non riguarda solo la Turchia ma anche paesi membri dell’Unione europea. Anche per questo ci siamo unite alla protesta delle donne turche esponendo dal balcone del Municipio uno striscione in un gesto di solidarietà. In Turchia sono stati accertati almeno trecento femminicidi nel 2020, ma ci sono molti casi sospetti e più volte i responsabili di questi crimini hanno cercato di far passare la morte della vittima come un suicidio”.

 

Nella foto: lo striscione affisso sulla facciata del Comune

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