Informazioni:
Coi suoi mq. 26.650, e 240 alberi, è il più antico parco pubblico di Castel Maggiore, intitolato nel 2006 alle Staffette Partigiane, un omaggio alle tante donne che a Castel Maggiore hanno dato il loro contributo alla lotta partigiana. Presenta una grande area giochi, un'area fitness e un monumento alla resistenza realizzato nel 1980 dal Maestro Nicola Zamboni. Al suo interno ha sede il Centro sociale e ricreativo "S.Pertini". Tipico parco degli anni 60/70 include, a differenza di quelli più recenti, diverse vocazioni: sport, area ludica, centro sociale, scuola, area sgambamento, area fitness. Essendo di concezione già datata, le scelte botaniche non sempre si integrano con le scelte di destinazione (ad esempio gli aceri negundi vicino al campo da basket vanno potati spesso perché invadono l’area di gioco; cedri e abeti in prossimità dell’area ludica, mentre oggi nello spazio-giochi destinato ai ragazzi in genere si scelgono essenze arboree tipo aceri campestri, che fanno più ombra). Il filare dei pioppi cipressini che delimita l’area giochi e l’area monumentale riprende tecniche di delimitazione degli accessi risalenti all’epoca romana, che aveva lo scopo di magnificare ed evidenziare gli accessi alle ville ed ai luoghi pubblici. I carpini piramidali lungo la rete dietro il campo da basket hanno sostituito, negli anni, i pioppi, essendo più adatti alla prossimità delle abitazioni. Il parco ospita nel corso dell’anno ogni sorta di iniziative di carattere ludico, culturale e commemorativo che finiscono con l’identificare l’area come il vero centro cittadino. Le staffette partigiane La storia delle donne nella Resistenza italiana rappresenta una componente fondamentale per il movimento partigiano nella lotta contro il nazifascismo. Esse lottarono per riconquistare la libertà e la giustizia del proprio paese ricoprendo funzioni di primaria importanza. In tutte le città le donne partigiane lottavano quotidianamente per recuperare i beni di massima necessità per il sostentamento dei compagni. Vi erano gruppi organizzati di donne che svolgevano propaganda antifascista, raccoglievano fondi ed organizzavano assistenza ai detenuti politici ed erano impegnate anche nel mantenimento delle comunicazioni oltre che nelle operazioni militari. Le donne che parteciparono alla Resistenza, facevano parte di organizzazioni come i Gruppi di Azione Patriottica (GAP) e le Squadre di Azione Patriottica (SAP), e inoltre, fondarono dei Gruppi di difesa della donna, "aperti a tutte le donne di ogni ceto sociale e di ogni fede politica o religiosa, che volessero partecipare all'opera di liberazione della patria e lottare per la propria emancipazione", per garantire i diritti delle donne, sovente diventate capifamiglia, al posto dei mariti arruolati nell'esercito. Dall'interno delle fabbriche (dove avevano preso il posto degli uomini impegnati in guerra), organizzarono scioperi e manifestazioni contro il fascismo